Domenico Piola e aiuti, Sala di Giove tra le arti

Autore: Domenico Piola e aiuti

Titolo dell'opera: Sala di Giove tra le Arti

Data: 1657 ca.

Ubicazione: Palazzo Giacomo Pantaleo Balbi, via Balbi (n.4)

Tecnica: Affresco

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Descrizione dell'opera

L'affresco raffigurante Giove tra le Arti è situato sulla volta di una stanza collocata all'interno dei locali adibiti alla Biblioteca DARFICLET, al terzo piano del palazzo G. Pantaleo Balbi, attualmente sede della facoltà di Lettere dell'università di Genova. Tale stanza potrebbe aver avuto funzioni di salotto o di piccola sala di lettura.

Gli affreschi del palazzo Balbi rappresentano il punto di partenza per la soluzione delle mutate necessità formali della committenza: dall'affresco celebrativo tardocinquecentesco, che puntava soprattutto sulle imprese di guerra e di conquista, si passa alla rappresentazione della finzione allegorica di tutto un discorso concettuale di valori e di simboli, che attingono dalla mitologia il ricco materiale dell'illustrazione celebrativa, al cui centro è sempre coinvolta la vicenda di “potere” di una famiglia o di un singolo personaggio.

Gli Affreschi del palazzo furono assegnati, dalla committenza Balbi, a Valerio Castello, alla cui prematura morte, avvenuta nel 1659 all'età di 34 anni, subentrò Domenico Piola con cui già collaborava, e che ne raccoglierà se non l'eredità, certamente la disposizione a capire i nuovi problemi dell'affresco inteso come “decorazione”. Il compito di Piola fu quello di portare a termine alcuni affreschi e di avviarne di nuovi.

I Balbi orientano verso il cantiere di Piola un discorso di continuità nelle scelte rappresentative, dovuta sia alla sua precedente collaborazione con Valerio Castello, sia al buon risultato alle sue operazioni individuali. Non risulta chiaro, anche per la mancanza di fonti documentarie, a quando risalga l'intervento di Domenico Piola nel palazzo dei Balbi, ma ciò può essere ipotizzato dall'analisi di alcune delle opere realizzate dall'artista. Infatti le figure grandi della sala di “Apollo con le Muse” o di Giove tra le Arti, sembrano antecedenti all'esecuzione degli affreschi della Chiesa dei Santi Gerolamo e Francesco Saverio, eseguiti sempre per i Balbi tra il 1666-1667.

Dopo la morte di Valerio Castello, Piola rimane l'unico autore in grado di soddisfare le esigenze di una ricca committenza che lega la produzione artistica alla dichiarazione e all'espressione del suo potere. Gli affreschi del palazzo Pantaleo Balbi indicano questa continuità, ma danno anche il segno di una necessità di adeguamento, sia pure nell'assoluta indipendenza dell'operazione tecnica, alla direzione segnata da Valerio Castello. Le figure grandi della volta di Giove tra le Arti, in comunicazione diretta con la sala in cui Castello aveva dipinto la "Pace con Allegrezza e Abbondanza", fanno pensare a questa fase di passaggio.

L'affresco di Giove tra le Arti, nella dissonanza palese tra la costruzione dello spazio centrale del quadro e di quello delle lunette con le arti, evidenzia nella struttura progettuale e nelle soluzioni esecutive il segno di un intervento di compimento e di modifica di un progetto già in atto. Il disegno dell'affresco vede Giove disposto al centro della volta, attorniato dai simboli del Genio e dell'Arte; e nelle lunette della volta sono rappresentate le quattro Arti: Astronomia, Poesia, Pittura e Musica. Tra il gruppo principale di Giove e i gruppi più piccoli delle Arti c'è un divario nei modi di esecuzione; infatti la parte centrale è condotta sulle tonalità del colore, sulle velature, sulle sfaccettature tipiche di una pennellata rapida, sui rialzi a biacca per definire le forme plastiche delle figure, e in essa si evidenziano i tratti di una mano e di uno stile molto vicini a quelli di Valerio Castello. Nelle lunette, invece, un uso del colore graduato per passaggi più definiti dal colore di base a tonalità più scure e l'uso del bianco per far emergere maggiormente i valori del disegno, rivela uno stile formale vicino a quello di Domenico Piola e dei suoi aiuti.

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Domenico Piola

Domenico Piola nasce a Genova nel 1627; la sua prima formazione avviene presso il fratello maggiore Pellegro, anch'egli pittore, e alla morte di questi, nella bottega di Gio. Domenico Cappellino. Lasciato il maestro sembra che Domenico abbia affinato la propria arte dedicandosi allo studio degli affreschi di Perin del Vaga, nel palazzo Doria a Fassolo e all'imitazione di dipinti di Benedetto Castiglione (il Grechetto) per poi perfezionare la propria maniera attraverso l'incontro con Valerio Castello. La prima opera di Piola è il “Martirio e gloria di San Giacomo” (1647) a cui seguirono tra le altre; “Il riposo dalla fuga in Egitto” (1661), “Gloria di Sant'Andrea Avellino” (1674 ca.) e “La Madonna col Bambino e Santa Caterina Fieschi”. A seguito del bombardamento della città di Genova a opera della flotta francese, Piola decide di spostarsi con la famiglia tra Milano, Bologna, Asti e Piacenza. Torna a Genova nel 1685 e qui muore nel 1703.

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Fonti

Raffaele Soprani, Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1674. pp. 29/30. "Ella è si grande la gloria, che in Genova, e fuori acquistossi Domenico Piola, che non ha bisogno di essere dalla penna degli Scrittori aumentata..."; "[...]Era Domenico in età di sett'anni, quando passò dalle lettere alla Pittura; e fino ai sedici con notabil profitto perseverò sotto gl'insegnamenti del fratello Pellegro..."

Carlo Giuseppe Ratti, Storia de' pittori scultori et architetti liguri e de' forestieri che in Genova operarono, secondo il manoscritto del 1762, a cura di Maurizia Migliorini, Genova 1997. (online sul sito http://www.fosca.unige.it/testi.php?ID=1). "Era di già con qualche fama, tuttoché giovine, in Genova conosciuto e i proffessori medemi con lode ne parlavano e fra' questi Valerio Castelli gran estimazione ne avea e 'l volle in ogni modo per compagno ne' lavori..."; "[...]Nel millesecencinquannove morì Valerio con gran dispiacere di Domenico e, avendo lasciata 'mperfetta certa facciata... per l'amore che a quel portava la terminò Domenico..."

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Bibliografia

Ezia Gavazza, Lo spazio dipinto: il grande affresco genovese nel seicento. Sagep Editore. 1989. pp. 145/147.

Lauro Magnani, Domenico Piola: frammenti di un barocco ricostruito: restauri in onore di Ezia Gavazza. Sagep Editore. 2003. pp. 57 - 60/61.

Piero Broccardo, Domenico Piola (1627-1703): progetti per le arti. Silvana Editoriale. 2006. pg. 60.

A.A.V.V. La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento. Sagep Editore. Genova. 1970. pg. 207/208 - 217/225.

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Compilatore

Nome compilatore: Carlotta Chirico

Data: 28 novembre 2010

Nome revisore: Gabriele Lo Nostro

Responsabile: Maurizia Migliorini

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Immagini

Affresco della volta

Immagine: affresco volta2.jpg


Lunette

Immagine:lunetta 1b.jpg

Immagine:lunetta 2.jpg

Immagine:lunetta 3b.jpg

Immagine:lunetta 4.jpg

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022